Anoressia: Cause e cura
-L’anoressia è un disturbo della personalità che consiste nel rifiuto alimentarsi a causa di motivazioni psicologiche inconsce.
-Le motivazioni psicologiche risiedono spesso da un difficile rapporto con i genitori. La persona anoressica si sente spesso (a volte solo a livello inconscio) non accettata, non amata se non addirittura rifiutata da uno o da entrambi i genitori.
-La psicoterapia è oggi il trattamento migliore per affrontare l’anoressia.

Definizione e diagnosi
L’anoressia è un disturbo della personalità che consiste nel rifiuto di alimentarsi a causa di motivazioni psicologiche inconsce.
Il DSM-V identifica l’anoressia nervosa attraverso questi sintomi
- Restrizione dell’apporto energetico relativo al bisogno, che induce un significativo basso
peso relativamente all’età, sesso, evoluzione dello sviluppo e salute fisica. - Intensa paura di aumentare di peso o d’ingrassare, o comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, nonostante un peso significativamente basso.
- Percezione distorta del peso e della forma del proprio corpo.
Sempre il DSM-V identifica un secondo tipo di anoressia denominato “Anoressia di tipo 2”. In questo caso la perdita di peso per restrizioni alimentari è accompagnata da episodi di binge eating (abbuffate) e condotte compensatorie (vomito, uso eccessivo di lassativi o diuretici).
Si tratta di un disturbo ad incidenza prevalentemente femminile, anche se i casi di anoressia maschile sono in aumento.
Le motivazioni psicologiche risiedono spesso da un difficile rapporto con i genitori. La persona anoressica si sente spesso (a volte solo a livello inconscio) non accettata, non amata se non addirittura rifiutata da uno o da entrambi i genitori.
Caratteristiche del paziente anoressico
Il sintomo più evidente che contraddistingue la persona che soffre di anoressia è la perdita di peso. Raggiunto un certo livello, questo diventa molto pericoloso per la salute della persona. Nelle donne, la perdita ponderale porta spesso all’amenorrea. Alla denutrizioni è facile che si accompagnino sintomi come oscillazione dell’umore, depressione e insonnia.
Benché l’anoressia consista nel rifiuto del cibo, molte persone con questo disturbo continuano a essere attratte dal cibo, in alcuni casi ossessionate. Possiamo trovarle a cucinare pietanze per gli altri o a collezionare cibo che non mangeranno.
Perché chi soffre di anoressia non vuole mangiare?
Il rifiuto del cibo è un sintomo. Il sintomo di un conflitto inconscio. In quanto tale, la razionalità non basta per far comprendere a una persona che soffre di anoressia che non mangia abbastanza o che è troppo magra. Il suo pensiero infatti è determinato da una problematica che ha un’origine che passa sotto la coscienza e di conseguenza non si lascia influenzare dai ragionamenti. Per permettere al paziente di comprendere il problema, bisogna riuscire a metterlo in comunicazione con il nucleo profondo che dà origine al conflitto che poi mostra i suoi sintomi nel rifiuto del cibo.
L’anoressia per Melanie Klein
Melanie Klein descrisse il disturbo anoressico come una difficoltà di rapporto del figlio con il seno materno. Nella sua visione tipica della psicanalisi classica, la responsabilità materna è prevalente nel suo sviluppo, legando il disturbo in particolar modo al periodo dell’allattamento. Nei momenti in cui la madre non risponde al bisogno primario del bambino di essere allattato, lui può viverlo come un rifiuto di amore. Se questo evento si ripete troppo spesso, il bambino associa la madre e il suo seno a un oggetto cattivo che può avvelenarlo e fargli di male. Di conseguenza potrebbe decidere di rifiutare il cibo. Il padre, secondo lei, può esercitare una funzione riparatrice
In pratica secondo la Klein quando il bambino piange perché vuole essere allattato e la madre non risponde alla sua richiesta, il bambino sente che lei le sta rifiutando sia il cibo che l’amore. Al ripetersi di questo evento, il bambino sviluppa il pensiero inconscio che il seno materno contiene latte avvelenato ed è quindi portato a rifiutare il cibo.
La mia esperienza con pazienti anoressici
Quando collaboravo con la cattedra di psicopatologia dell’università La Sapienza di Roma, ho avuto modo di trattare diversi casi di anoressia in un ospedale psichiatrico francese “Hotel Dieu” di Mâcon. Per una di queste pazienti ho scritto il libro “Annie: la storia clinica di una giovane donna anoressica”.
Annie era ricoverata da 8 anni al reparto di psichiatria perché anoressica. Nel corso dei colloqui la aiutai a portare alla luce l’origine del suo disturbo per liberarsene. Nel suo caso, l’anoressia era una risposta al difficile rapporto col padre che si aspettava di avere un figlio maschio per essere aiutato col suo lavoro nei campi. Alla fine del mio periodo in Francia ricevetti una lettera di Annie. Questa lettera mi spinse a scrivere il libro.
Trattamento e cura dell’anoressia
Le ricerche scientifiche sull’Anoressia ci hanno rimandato poche scoperte. Sembra che nessuna terapia farmacologica possa avere un effetto significativo per trattare questo disturbo. Un trattamento psicologico è ad oggi il metodo migliore per affrontarlo
Per la mia esperienza, il trattamento dell’anoressia deve mirare a raggiungere la motivazione inconscia responsabile del conflitto al fine di permettere alla persona di vederlo concretamente rivivendolo e liberandosi delle emozioni a esso legate.
Antonio Malena psicologo e psicoterapeuta a Roma, zona centocelle/collatina/prenestina.