AMORE E DIPENDENZA: CONFINI SFUMATI
Chi di noi non ha sentito l’esigenza di passare quanto più tempo possibile con il proprio partner? La dipendenza in una relazione amorosa non è di per sè disfunzionale o patologica, un certo grado di fusionalità è infatti spesso presente nelle prime fasi di innamoramento, ma è necessario che la dipendenza iniziale lasci spazio man mano che la relazione si stabilizza, ed evolve, ad una capacità di riconoscere l’alterità e di sviluppare autonomia ed individualità all’interno della coppia. La linea che divide l’amore dalla dipendenza affettiva può essere molto sottile, i confini difficili da tracciare in maniera netta. Spesso le persone fanno molta fatica a prendere consapevolezza, scambiando le proprie manifestazioni per un “forte amore”, un amore che per loro non è mai troppo, perché “chi può dirlo, qual è il giusto quantitativo di amore da dare?”. Diviene allora importante, sottolineare che quando smettiamo di amare noi stessi, per amare l’altro, allora forse stiamo amando troppo. Lo sguardo allora, va senz’altro rivolto all’autonomia del soggetto e alla capacità di mantenere la propria unicità all’interno della relazione, senza annullarsi.
DEFINIZIONE E DIAGNOSI
Sebbene non sia presente come etichetta diagnostica all’interno del DSM V, La dipendenza affettiva può essere classificata come una dipendenza comportamentale, ( come la dipendenza da gioco d’azzardo,da internet, da sport etc.) e come tale, va affrontata e curata. Come tutte le dipendenze ha la funzione di allontanare la sofferenza e gli stati emotivi particolarmente spiacevoli o intollerabili per l’individuo, facendo ricorso, in questo caso a comportamenti o pensieri ( che diventano quasi ossessivi) rivolti al controllo della relazione e del partner. Esiste un inequivocabile parallelismo tra la dipendenza affettiva e la dipendenza da sostanze che è possibile osservare sia nella presenza di euforia dovuta alla vicinanza del partner, sia alla spasmodica ricerca di questa, che nella somiglianza di sintomatologie di “astinenza” che possono presentarsi quando la relazione finisce.
NB. E’ importante sottolineare che la dipendenza affettiva, non si presenta solo nell’ambito di una relazione amorosa, ma può insorgere anche in relazioni parentali o amicali.
Possiamo inoltre, leggere la dipendenza affettiva come una manifestazione che può presentarsi in relazione a problematiche molto diverse tra loro (nel disturbo borderline o narcisistico di personalità, nei disturbi d’ansia, o anche in condizioni di disabilità).
Per questo richiede, come qualsiasi altra manifestazione di disagio, una comprensione dei significati e delle ragioni sottostanti che vanno ricercate nella storia e nell’assetto personologico specifico di ogni soggetto. Lungi dal lavorare con etichette diagnostiche, noi terapeuti lavoriamo con le persone.
COME SI MANIFESTA:
La persona dipendente in virtù di un intensa paura di essere abbandonata, di essere lasciata sola a prendersi cura di sé, mette in atto comportamenti di controllo della relazione e del proprio partner. E’ importante compredere che tanto più una personalità è insicura, tanto maggiori saranno gli sforzi, ed i meccanismi messi in atto per “controllare”. Riporto di seguito alcuni atteggiamenti e comportamenti tipici di soggetti dipendenti:
- Bassi livelli di autostima, u questa particolare importanza riveste l’approvazione da parte dell’altro
- Le emozioni del partner hanno più importanza delle prorpie
- Incapacità a prendere decisioni
- Ignorare conseguenze negative della relazione ( come ad esempio maltrattamenti o violenza)
- Intensa paura di essere abbandonati
- I propri hobby o interessi vengono pian piano messi da parte
- Senso di colpa e senso di inferiorità nei confronti del partner
- Estrema gelosia
CAUSE: IL DOLORE DI NON ESSERE AMABILI
Le origini sono solitamente da ricercare in dinamiche familiari legate all’infanzia. Nel rapporto con i genitori sono venuti a mancare accudimento, validazione e risonanza emotiva e l’individuo ha sperimentato un profondo senso di abbandono ed inadeguatezza. Non ha imparato a riconoscere i propri bisogni, i propri stati emotivi e dare loro valore. Maltrattamenti sia fisici che psicologici e trascuratezza creano quindi terreno fertile e fanno sì che la persona non sviluppi fiducia in se stessa, crando ferite nascististiche che nell’età adulta si tradurrano in “ non ho fiducia in me, gli altri sono meglio di me, così come sono non vado bene”. Ma la ferita piu grande di tutte, è quella di “ non essere degno di amore”.
Questo implica che la capacità di amare in maniera sana si costruisce giorno dopo giorno, fin dal momento della nascita e risiede:
– in parte nella capacità di amare sé stessi
– in parte nella capacità di essere sé stessi e di avere fiducia del fatto che siamo persone degne d’amore.
La capacità di amare una persona è lo specchio di quanto siamo in grado di amarci, di quando ci sentiamo persone amabili e soprattutto di quanto, fin dal primo giorno della nostra vita, gli altri ci hanno amati e resi amabili ai nostri occhi.
Da piccoli quando i genitori ci accudiscono, sono presenti, comprendono i nostri bisogni e si prendono cura di noi, ci stanno amando, e nel fare questo, ci dimostrano che siamo degni d’amore, amore che saremo in grado di dare a noi stessi e ad altre persone.
Questo vuol dire che il seme delle relazioni disastrate va spesso ricercato nel profondo della terra delle relazioni, significa che quel seme che avrebbe dovuto gettare le radici dell’amore, non si è schiuso in modo adeguato, perché non ha trovato terra fertile o abbondante acqua.
“Se neanche mamma e papà, mi hanno amato, chi può farlo?” è questa la frase che spesso inconsciamente tesse le trame della dipendenza affettiva.
DIPENDENZA AFFETTIVA E VIOLENZA:
Accade molto spesso che la persona sia dipendende da un partner violento.Nelle relazioni con partner che maltrattano o fanno violenza ( fisica e psicologica) la persona spesso tende a giustificare queste azioni, non denucia tali atti, non ne parla con nessuno arrivando così a mettere a repentaglio la propria vita pur di non terminare la relazione. Si tratta molto più spesso di donne, molte delle quali abusate o maltrattate durante l’infanzia che si trovano in una condizione di ri-vittimizzazione molto difficile da gestire senza l’aiuto di una figura esperta.
(ATTACAMENTO) Nel caso specifico di partner violenti, Bowlby ci ricorda come l’attivazione del sistema di attaccamento possa giocare un ruolo cruciale nel circolo vizioso che si innesca. Il sistema di attaccamento si attiva in situazioni che ci fanno sentire minacciati, vissuti particolarmente spiacevoli o emozioni negative, e spinge a ricercare sicurezza e vicinanza con una una “figura di riferimento”, una “base sicura”. In questo caso il partner violento si costituisce come ciò che fa attivare il sistema di attaccamento ma anche contemporaneamente come base sicura verso il quale dirigersi. Il partner viene vissuto quindi sia come carnefiche che salvatore, innescando un circolo difficile da spezzare.
(RELAZIONI OGGETTUALI) Nell’ottica delle relazioni oggettuali si puo osservare una dinamica simile a quella che si evidenzia nel caso di bambini maltrattati o abusati. In quelle circostante il bambino, assumesu di sé l cattiveria insita nei genitori, si assume la responsabilità e la colpa di ciò che gli accade, perché è più tollerabile sentire di essere lui stesso cattivo piuttosto che dipendere da genitori cattivi e così anche la persona dipendente, assume su di sé la cattiveria ed è disposto sottomettersi pur di non perdere l’amore del partner, perché l’idea di perderlo è peggiore di qualsiasi altra cosa.
CO-DIPENDENZA
Quando si parla di dipendenza affettiva, è utile comprendere che in alcuni casi può svilupparrsi una co-dipendenza, una situazione psicologica nella quale si stabilisce un rapporto di reciproca dipendenza.
Un rapporto che spesso emerge tra una persona con estremo bisogno di dipendere e un’altra con un estremo bisogno di esercitare il suo controllo e dominio. La persona con una co-dipendenza tende spesso a legarsi a persone che hanno un estremo bisogno di aiuto, partner problematici, con sofferenze psicologiche (come depressione, dipendenza da alcool, droga) particolarmente concentrate su se stesse. Se nella dipendenza affettiva la frase tipica è “ Ti amo perche ho bisogno di te” nel caso della co-dipendenza diviene “ ti amo perché hai bisogno di me”. La speranza è quella di poter salvare o curare il partner, una speranza che alimenta un aspetto di sacrificalità totale. Una speranza che spesso ha radici profonde, nell’infanzia, nel rapporto con un genitore malato, di cui il bambino si fa carico cercando di curarlo. L’aspetto paradossale della co-dipendenza è che cercando di salvare il partner, è come se il co-dipendente tentasse di salvare se stesso dal proprio passato, dall’aver fallito nel salvare il genitore e l’aspetto di cura, sacrificalità è legato ad un idealizzazione di sé “ quanto più mi sacrifico, tanto più sarò una persona di valore”.
PERCHÉ NON RIESCO AD USCIRNE?
Cosa può spingere una donna ad essere dipendente da un partner violento, o ricadere più e più volte in relazioni con partner maltrattanti, o bisognosi di aiuto?
Nella dipendenza affettiva, una dipendenza che si gioca sul terreno della relazione, riemergono inevitabilmente pattern e dinamiche relazionali che abbiamo “appreso” nell’infanzia, di cui non siamo spesso consapevoli. Le esperienze traumatiche del passato, lasciano il segno e soprattutto se non ebalorate espongono ad una riattualizzazione. Cosa significa riattualizzare? Ci mettiamo oggi, nella condizione di rivivere ciò che abbiamo vissuto ieri (genitori maltrattanti = partner violento oppure genitore da curare=partner da salvare) nel tentativo di gestire le esperienze traumatiche, a posteriori. Conosciamo un copione, e lo recitiamo, senza esserne consapevoli, il più delle volte sperando, oggi, di poterne cambiare il finale. E’ proprio qui che entra in gioco l’importanza della psicterapia, per rendere cosciente quel “copione” che dirige le nostre azioni.
COME USCIRNE COLTIVANDO LA GIUSTA SPERANZA
L’errore che spesso le persone dipendenti fanno è coltivare la speranza sbagliata. Continuare a sperare che il partner o la relazione cambieranno, o che il partner guarirà, alimenta la dipendenza. E’ bene che queste speranze muoiano, per lasciar spazio ad altre più adattive, come la sparenza di poter cambiare la propria esistenza. Sono queste che permettono al soggetto di chiedere aiuto e rivolgersi ad un esperto. La psicoterapia in questo caso è senz’altro la miglior modalità di intervento.
Il terapeuta lavora con il paziente sulla possibilità di accettare emozioni come ansia, paura, vuoto interiore che possono emergere quando si cerca di interrompere la dipendenza, emozioni legate alle esperienze precoci di maltrattamento o trascuratezza, permettendo al soggetto di aumentare la consapevolezza di sé, l’autonomia, l’autostima e la fiducia,rendendolo in grado di sperimentare autenticamente il proprio senso di sé, sia dentro che fuori la relazione. La terapia farmacologica non porta a nessun cambiamento effettivo, in quando medicinali come antidepressivi o ansiolitici hanno l’obbiettivo di gestire sintomatologie legate alla rottura della relazione ma non sono la via maestra per accedere ad un cambiamento profondo e duraturo.
Se hai dubbi o vuoi fissare un appuntamento, contattami. Risponderò nel più breve tempo possibile.
Antonio Malena psicologo e psicoterapeuta a Roma, zona Centocelle/Collatina/Prenestina.